Una sera al teatro

Ultimamente vanno molto di moda i Queen. C’è un bellissimo film sulla storia di Freddie Mercury che era nominato per diversi Oscar e questo ha fatto ad apripista alle numerose trasmissioni televisive. Così, qualche sera fa ho visto un documentario nel quale si parlava anche del loro miglior album: A Night at the Opera. Quest’ultimo titolo mi ha inspirato per intitolare questo post. Non è originalissimo, ma mi sodisfa ed è la cosa più rilevante. Ieri ho trascorso una serata (anche se nell’originale è una notte) in un teatro milanese e qui volevo dire due cose a proposito, ma partiamo dall’inizio della storia.

Il teatro in questione è gratuito: basta prenotarsi online per avere un posto, dire il nome all’ingresso, sedersi e godersi lo spettacolo, tutto senza un centesimo. Questa è Milano: se conosci e vivi la città, puoi goderti di tante cose di un certo valore a titolo gratuito. Dovevo andare là con mia moglie per San Valentino, ma lui ha preso un raffreddore abbastanza forte e sul mio consiglio ha disdetto l’impegno. Rimessasi in sella, dopo due settimane ha deciso di portarmi a vedere questo fantastico posto, secondo le sue parole. Nella vita mia ho visto tantissimi spettacoli teatrali e raramente mi capita di partecipare ad un evento che mi entusiasmi. Visto che questo era gratuito, ero scettico, ma volevo far accontentare mi mogli, che se lo merita, e passare una serata insieme. Non eravamo proprio da soli: si sono aggregate tre altre persone, i nostri amici.

Lo spettacolo inizia alle 9 di sera. Io lavoro non molto lontano, 7 fermate della metro con un cambio, ma abito fuori città. Non conveniva tornare a case e pertanto ci siamo messi d’accordo, mia moglie ed io, di trovarci verso le 7 per un aperitivo. Gli amici erano più impegnati e ci siamo messi d’accordo di trovarci davanti al teatro. Mi ha dato l’indirizzo di un bar vicino al teatro e mi sono stampato la cartina. Ma non avevo voglia di aspettare in ufficio e così sono uscito con largo anticipo. Cosa faccio? A poche centinaia di metri c’è un bar gestito dai cinesi. Un buco, ma a me i buchi piacciono. Mi piace anche il prezzo della birra, quella famosa belga, imbottigliata: 3 euro e 50 centesimo. Per Milano è un ottimo prezzo. Mi sono seduto sul tavolino davanti e mi sono goduta la mia bevanda guardando la gente che passa e pensando dove vanno e come trascorreranno quel giovedì sera.

Ho preso la metro e quando sono uscito, grazie alla mia mappa stampata, in pochi minuti ho raggiunto il locale dove mi aspettava la mia metà migliore. Era tutto occupato, ma grazie al suo fascino, le hanno messo un tavolino extra, proprio sull’entrata. Così non ho perso tempo per cercarla. Ciao, ciao, bacino, bacino. Si ordinano le birre e si mette a raccontare la giornata. Verso le 8 abbiamo preso anche un piatto in due per fregare la fame ed evitare di dover fare la spaghettata al ritorno a casa. Un po’ prima dell’inizio ci siamo presentati davanti la porta del posto dove avrà il luogo lo spettacolo. Gli amici erano già in attesa. Saluti, saluti, abbracci, abbracci. Entriamo e ci sediamo. Siamo arrivati prima per poter sedersi più avanti. Tutto e gratis e i posti non sono numerati.

Inizia lo spettacolo. Un ragazzo e due ragazze sono sulla scena. Dimenticavo, lo spettacolo si intitola “Giardino di plastica”. Nemmeno alla fine sono riuscito a capire perché. Non ho capito nemmeno il resto. Una serie di scene non collegate tra di loro, con una prevalente tendenza comica. Qualcuno del pubblico ha riso, ma io no. A stomaco pieno di cibo e birra, mi veniva il sonno ma tizio dietro di me ogni tanto scalcava la mia sedia e così, niente dormitina. Meno male, tutto è durato relativamente poco, un’ora circa. Alla fine, il pubblico si è messo ad applaudire. Non ho capito perché. Unico motivo plausibile che ho trovato era la simpatia degli attori.

Usciamo fuori. Sento le chiacchiere: bellissimo, tutto come un sogno e così via, tutti superlativi. Lo stesso pensiero condividevano anche i miei compagni. Su qualche mia obiezione hanno risosto che era rappresentato un sogno e che nel sogno può succedere di tutto. Troppo facile come difesa. Un po’ all’italiana: riesco a sostenere tutto senza argomenti, con le sole parole dette, come nello spettacolo. Va bene, la serata è passata e adesso torniamo a casa. Prendiamo la metro e raggiungiamo il paese vicino al nostro dove mia moglie ha lasciato la macchina. Scesi nella metropolitana, guardiamo il semaforo che annuncia i treni e comincia a nascere qualche dubbio. Dopo circa 5 minuti capiamo la situazione. Nella nostra direzione ci sono lavori notturni per la manutenzione e dobbiamo scendere molto prima e prendere un autobus sostitutivo. Sono fori casa da 14 ore e mi ci mancava soltanto questo. Finalmente arriviamo a casa. Lavaggio dei denti e letto. La serata è finita, meno male.

Una sera al teatroultima modifica: 2019-03-01T17:05:24+01:00da webanca
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