A te, con Amore

Dieci giorni di aria serba. Dieci giorni di Belgrado. Dopo poco più di tre anni dalla mia ultima visita. Dio quanto mi è mancata questa città! Nel frattempo pare che il mio conto corrente sia notevolmente migliorato dato che ho abbandonato il volo low cost (a dire il vero sono stata abbandonata io) per aiutare l’economia serba e volare con AirSerbia. Ogni tanto bisognerebbe salire sui voli di linea. Giusto per ricordarsi che puoi avere un bicchiere di vino gratis e un panino. La felicità, cantavano Al Bano e Romina. Belgrado, dicevo. Ogni volta che atterro, dentro di me sorrido. Oltre al passaporto italiano, possiedo anche uno croato (al momento è scaduto ma questi sono dettagli, giusto?) e quindi sono nemica per definizione. Nel 2012 sono stata in Serbia per la prima volta. Avevo paura di parlare. Ero convinta che qualcuno mi avrebbe puntato il coltello alla gola. Che dire? Il potere dei mass media. Sono passati anni, visito la parte della mia famiglia serba piuttosto spesso e sono ancora viva. Nessun insulto e niente coltelli. Solo fiumi di alcol, sorrisi e musica. Poteva andarmi peggio, vero?

Oramai Belgrado è diventata la mia seconda casa. Mi conoscono al mercato (dove rimedio sempre una pesca gratis ma è una storia troppo lunga), al supermercato, nel mio ristorante preferito, ho la mia estetista e da questa volta anche una (bravissima) parrucchiera, la quale, per una modica cifra di tre euro ha fatto splendere i miei capelli ed è più brava di tutti quelli che ho provato nella mia dimora milanese. Dico sul serio. (e non sono una cliente facile da accontentare). Il motivo principale di questa mia nuova visita era il compleanno di una amica, moglie di mio cugino. Uno di quei compleanni importanti eh, ma l’età di una donna non si dice. Sorvolo. Una volta avevo letto che Belgrado è definita Barcellona dell’est ma dato che a Barcellona non sono ancora stata, non posso fare un paragone. Posso soltanto immaginare che il punto che accomuna queste due città sia la vita notturna e, forse, l’allegria del popolo. Che poi, non è che io sia riuscita a capire come si fa a essere allegri con uno stipendio da professore liceale di 380 euro ma forse è proprio lì il punto, non pensare alle difficoltà quotidiane, prendere la vita con leggerezza, spegnere il cellulare, scollegarsi da tutti i social media e svuotare la testa. I serbi, forse anche i croati, (non ricordo bene) hanno un detto splendido “trasforma le preoccupazioni in allegria” e secondo me, è questo il vero spirito della città. Non è postare i selfie su Instagram, passare interminabili ore intrappolati in rete. Uscire, socializzare con le persone in carne e ossa, cantare, ballare, bere. Insomma, quello che vi pare ma vivere la realtà. Tornare alla vita “vintage”.

A Belgrado, solitamente, frequento le stesse persone e i soliti posti ma questa volta ho fatto una scoperta davvero unica, almeno credo. Un posto segreto di cui non rivelerò il nome proprio per rispettare la sua segretezza. Spinta dalla curiosità ho fatto anche delle ricerche su Google di varie nazioni e non ho trovato proprio nulla. Si tratta di una “kafana” che sarebbe l’equivalente del nostro locale, penso. Non c’era alcuna insegna dalla strada ed ero pure di pessimo umore quella sera. Aspettare i propri compagni della serata in ritardo di un’ora con addosso vestiti estivi quando proprio quel giorno la temperatura era scesa di almeno dieci gradi, farebbe brontolare chiunque. E io ammetto di essere più brontolona di Brontolo.

Belgrado - un cigno sul Danubio

Comunque, arrivo davanti ad un palazzo. Brutto. Entro dentro e mi pento anche di essere uscita di casa. Nel frattempo, il mio eccentrico parente musicista, mi spiega che stiamo cercando un appartamento che in realtà sono due e che le proprietarie sono delle anziane signore. Finalmente, troviamo la porta, io resto senza parole. E non è facile zittirmi. Non so cosa pensare, che poi, bisogna sempre pensare? Secondo me è una questione sopravvalutata. Vedo un lampadario a forma di galline di carta, un signore anziano con barba bianca vestito di nero che pare Tolstoj. Vengo accompagnata al nostro tavolo dove mi attendono due donne sulla settantina mai viste e intanto intorno al tavolo si avvicinano musicisti e la ragazza che ci porta il primo boccale di vino. Vengo presentata come nipote della zia preferita dal mio parente eccentrico e tutti intorno a me iniziano a cantare. Dopo il terzo boccale di vino, ho smesso di brontolare e ho fatto amicizia con la donna seduta accanto a me. Aveva carisma da vendere. E consigli di vita a non finire. Tra un sorso di vino e un tiro di sigaretta.

Se avete letto il mio testo, io vi ringrazio. Ora, andate sul sito di AirSerbia e comprate il biglietto per Belgrado. Abbandonate le destinazioni di massa e i (troppi) rumori. Uscite dai vostri soliti schemi e provate qualcosa di nuovo. Qualcosa di insolito.

A te, con Amoreultima modifica: 2017-09-27T10:38:04+02:00da webanca
Reposta per primo quest’articolo